Il gioco d'azzardo in Italia è considerato nocivo. Questo, nonostante sia dimostrato che giocare non nuoce direttamente alla salute, come ad esempio il tabacco o l'alcol. Si può morire per il numero eccessivo di sigarette o di alcolici, ma non per il gioco. La ludopatia può creare diversi problemi sociali ed economici ma non uccidere in maniera diretta. Inoltre i dati sulla ludopatia sono molto inferiori rispetto a quello dei tabagisti o degli alcolizzati.
Tuttavia, in questi anni tutti i governi che si sono succeduti in Italia hanno ingaggiato una vera e propria guerra contro il gioco. Siamo in presenza ad una sorta di controsenso, dato che, se il problema è la salute a rischio dei cittadini, bisognerebbe creare delle protezioni verso quelle categorie oggettivamente più pericolose.
Analizziamo attentamente i dati di tabagisti, alcolizzati e ludopatici.
I dati del tabagismo
Secondo due diverse indagini dell’ISS sul tabagismo, in Italia fuma un adulto su 4, ma tra i giovani di fascia tra i 14 e i 17 anni il 30,2% usa almeno uno tra sigaretta, tabacco riscaldato o e-cig. Inoltre, in questa fascia d'età, raddoppia il policonsumo (62,4%), ovvero l'utilizzo contemporaneo di più prodotti. Negli ultimi 15 anni la percentuale di fumatori si è ridotta, ma troppo lentamente. Erano il 30% nel 2008, adesso si attestano al 24%. La scuola è uno dei primi posti dove si inizia a fumare, dato che è qui che i ragazzi intrecciano le prime amicizie.
Secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), il fumo provoca in modo diretto 93,000 decessi annui più di quanti ne provochi alcol, droga, incidenti stradali, aids, omicidi e suicidi messi insieme. Il 20,6% dei decessi degli uomini e il 7,9% di quelli delle donne è causato dal fumo. Secondo il presidente Sima, Alessandro Miani, il costo sociale e sanitario per la collettività determinato dal fumo è pari in Italia a oltre 26 miliardi di euro ogni anno. Dati allarmanti, ma che a livello mediatico vengono ignorati.
In dati dell'alcolismo
Secondo uno studio elaborato dall'Osservatorio Nazionale Alcol (ONA) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il consumo di alcol è un fattore di rischio prevenibile che può causare morte prematura e oltre 200 malattie tra cui sette tipi di cancro, disturbi neuropsichiatrici, malattie cardiovascolari, cirrosi epatica e diverse malattie infettive. L'alcol è anche responsabile di un decesso su quattro nella fascia di età compresa tra i 20 e i 24 anni.
In Italia, secondo i dati del Ministero della Salute e dell'Istat, aumentano i consumatori occasionali di alcol, specialmente fuori pasto e di sesso femminile, e continua a far preoccupare l'abitudine del binge drinking (ovvero l'assunzione di più bevande alcoliche in un intervallo di tempo più o meno breve), praticata dal 15% dei giovani.
Nel 2022, il 67,1% della popolazione italiana di età pari o superiore agli 11 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica, equivalente a 35 milioni e 918 mila persone. La prevalenza è maggiore tra i maschi (77,4%) rispetto alle femmine (57,5%). Il 19,3% dei consumatori, ossia 10 milioni e 310 mila persone, beve quotidianamente, con una percentuale più alta tra i maschi (28,4%) rispetto alle femmine (10,7%). Inoltre, nel corso dell'ultimo decennio, la quota di donne che consuma alcol occasionalmente è salita dal 39,3% al 46,9%, mentre la percentuale di coloro che bevono alcol fuori pasto è aumentata dal 15,6% al 23,2%.
I dati del gioco d'azzardo
Risulta molto più difficile avere un quadro chiaro su chi gioca d'azzardo. Gli ultimi dati parlano di circa 14,5 milioni di italiani, ovvero il 36,4% della popolazione. Si tratta di persone che hanno ammesso di aver giocato almeno una volta l'anno. Tuttavia, secondo i dati a disposizione dell'Istituto Superiore di Sanità, le persone affette da GAP oscillerebbero tra 300.000 e 1.300.000. L'ampia forbice evidenzia che non vi è certezza sui dati, ma pone l'accento anche su un'altra questione, ovvero che chi gioca una volta l'anno non può essere considerato un giocatore. Anche qui siamo in presenza di un controsenso perché chi beve un bicchiere di spumante durante un matrimonio, ad esempio, non è considerato un alcolizzato, esattamente come non è un tabagista chi fa un tiro una sera.
Da anni il fumo risulta storicamente più tollerato a livello sociologico e mediatico. Perfino l'alcol viene sdoganato con manifestazioni come la Milano Wine Week. Al contrario, l'azzardo è sempre demonizzato in ogni sua forma. Come si è visto basta giocare una volta l'anno per essere considerato un giocatore ed essere additato come socialmente a rischio. Le campagne contro la lotta al fumo e l'alcol sono blande, mentre a livello mediatico c'è un tartassamento contro il gioco. Questo, nonostante il sistema legislativo italiano sia uno dei più sicuri per quel che riguarda l'azzardo e, dunque, i rischi siano molto ridotti. Eppure, tutto questo passa inosservato. Viene il dubbio che il problema sia più comunicativo che reale.