Il gioco illegale è un tema molto sentito nel comparto gioco e sono numerosi gli operatori che partecipano ogni giorno nella lotta all'illegalità e alla promozione del gioco responsabile. Anche la politica ha provato a fare la sua parte, sebbene in maniera esigua, cercando di implementare norme volte al contrasto dell'illegalità, ma che talvolta risultano lacunose e in grado di acuire il problema anziché risolverlo. Alcuni dei provvedimenti messi in atto sono l'ausilio del distanziometro e limiti di orario, ma a livello regionale il grado di disposizioni e severità è assai mutevole e talvolta si è arrivati anche ad una notevole riduzione delle attività a livello territoriale.
Il contrasto al gioco illegale è stato uno dei temi affrontati nel corso di un incontro di approfondimento sull'analisi "Percorso di Studio sul settore dei giochi in Italia" tenutosi lo scorso giovedì 14 luglio a Roma indetto dal CGIA Mestre in collaborazione con il Centro Studi As.tro. A tal proposito Federico Freni, sottosegretario al Mef con delega ai giochi, ha espresso i suoi dubbi in merito alle norme vigenti.
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Freni: "È l'incertezza delle regole che genera l'illegalità, servono norme omogenee"
Il sottosegretario non vuole mettere in discussione i poteri delle autonomie locali, così come la possibilità che in comuni diversi si giochi in maniera diversa. Tuttavia, la non omogeneità delle disposizioni applicate ai vari territori risulta per lui un problema e chiede a gran voce una regolamentazione omogenea: "Io posso anche accettare che non si giochi davanti a una scuola, ma è dissennato e sta provocando ingenti danni il fatto che esistano centomila distanziometri diversi. Le regole devono essere tutte uguali. È l'incertezza delle regole che genera l'illegalità, che non consente i controlli in modo adeguato. Serve una regolamentazione omogenea, l'attuale normativa sul gioco non è da paese civile".
Successivamente Freni si lascia andare ad un piccolo sfogo, criticando tutti coloro che chiedono a gran voce nuove leggi ma, poi, quando è il momento di rimboccarsi le maniche si fanno da parte: "Non basta parlare, le cose bisogna farle. La legge delega? È pronta. Non ne posso più di sentire in parlamento gente che si lamenta perché proroghiamo le concessioni del gioco, ma quando poi c'è da rimboccarsi le maniche e fare qualcosa si tira indietro perché ha paura di sporcarsi le mani".
Inutile tassare il gioco, ma destinare parte dell'erario ai settori che lo necessitano
Infine il sottosegretario illustra il potenziale iter, iniziando col puntualizzare che il settore del gioco deve essere trattato come un settore industriale perché bisogna rendersi conto che è questa la sua essenza. Tassare ulteriormente il settore del gioco andando a sostenere altri comparti, per Freni, è inutile. Egli suggerisce un'altra soluzione: "Bisogna immaginare di destinare una parte del ricavato erariale dei prodotti di gioco ai settori che ne necessitano, in questo modo se vado a giocare so che una parte del prelievo erariale di quel gioco andrà a beneficio di uno specifico comparto, che in tal caso è lo sport. Questo non vuol dire che il prelievo erariale sul gioco non possa cambiare, ma ciò potrà accadere solo dopo che il settore sarà riorganizzato in modo civile. Fino a quel momento non credo ci siano le condizioni per alcuna modifica".